Fonte: L’edicola del Sud
Nunzia Ciardi, romana e con origini partenopee, da ragazza, dopo liceo, voleva studiare Lettere antiche, la sua prima passione. Poi la vita fa strani giri e per un caso, uno “sliding doors” che sa di destino, tutto ha preso un’altra piega e oggi ricopre un ruolo apicale: da dirigente superiore della Polizia di Stato e Direttore Postale e delle Comunicazioni, dal 16 settembre 2021 è Vice Direttore generale dell’Agenzia per la cyber sicurezza nazionale, a tutela quindi degli interessi nel campo della resilienza cibernetiche.
Dottoressa, un incarico prestigioso, una carriera brillante, come è arrivata fin qui visto che le piacevano così tanto le materie umanistiche?
Devo questa scelta a mio padre in realtà. Mi sono laureata in Giurisprudenza con l’idea di avere nel futuro più opportunità lavorative; poi fu lui, con il quale avevo un rapporto conflittuale, a convincermi ad affrontare il concorso di Funzionario di Polizia. Era un uomo rigido e la sua richiesta con un tono persuasivo e senza alcuna imposizione, mi sorprese e mi indusse a dire di si.
E ora sente di ringraziarlo?
Le dico solo che di recente mio marito, dopo aver visto in tv alcune serie a tema “donne in Polizia” ha riconosciuto tratti del mio carattere e mi ha detto che non avrei potuto fare altro nella vita; questo per dirle si, il bilancio è positivo.
La Ciardi ha un timbro di voce pacato e rassicurante e il suo approccio è di una profonda considerazione verso l’altro; caratteristica imprescindibile per un risultato eccellente per il suo lavoro. Entriamo nel merito; ci muoviamo in un mondo digitalizzato, impensabile starne fuori. Come ci si difende dagli attacchi cyber?
I rischi sono moltissimi e ci si difende con la professionalità e tecnologia. Bisogna rendere il Paese più resiliente per resistere meglio agli attacchi e soprattutto per essere in grado di ripristinare, il più velocemente possibile, la funzionalità dei sistemi attaccati.
Considerando che la nostra vita è regolata dal digitale e qualunque dato finisce in rete, quale sarebbe la prevenzione?
Purtroppo la sola prevenzione non è sufficiente perché il rischio zero non esiste. E’fondamentale monitorare gli attacchi per intercettare preventivamente le minacce e offrire elementi strumentali alla difesa delle strutture colpite. Per far questo abbiamo tutta una serie di competenze come, per esempio, mandare il nostro personale ad aiutare a ripristinare il prima possibile i servizi.
In questo “nuovo” universo del digitale ci sono professionalità in grado di gestire la sicurezza?
Sono ancora troppo poche. L’Agenzia ha tra le sue competenze quella di stimolare la crescita.
In che modo?
A partire dalle scuole e dall’orientamento scolastico. Il mondo intero sconta un deficit spaventoso e dobbiamo assolutamente puntare sui giovani facendo loro capire che questa è una strada che, non solo è essenziale per la sicurezza del nostro futuro, delle nostre vite, ma è anche una strada che più prosaicamente garantisce un lavoro nel più breve tempo possibile.
Nelle varie declinazioni di rischi, nei vari ambiti, quanti attacchi abbiamo avuto, ultimamente al sistema sanitario?
Nelle infrastrutture sanitarie attaccate vengono cifrati tutti i dati, rendendo indisponibili dati preziosi e che servono al cittadino, per esempio per prenotare visite in una Asl. Oltre al fatto che poi vengono “rubati” dati trafugati e vengono immessi sul darkweb, sulla rete, quella nascosta e di lì servono a ricattarci. Insomma, è un ecosistema che mette, come dire, in seria insicurezza le nostre vite.
Lei ha due figli, una giovane chirurga e un analista geopolitico. Cosa consiglia alla nuova generazione che vuole invece intraprendere la sua professione?
Di studiare e laurearsi in materie scientifiche per i lavori ben retribuiti in cyber security.
I giovani possono quindi essere parte attiva in questo grande meccanismo virtuale ma possono, come accade, essere passivi e subirlo. Un tema scottante sul tema dati trafugati
Un consiglio: non postate foto compromettenti. Queste, una volta immesse nel sistema non vanno più via e diventano fonte di ricatti.
Ogni giorno, montagne da scalare; ci vuole una forte tempra e spirito di resilienza anche nel suo microcosmo. Come si rilassa?
Con la musica, suonavo la chitarra. E poi mi piace passeggiare in montagna; non per scalarla, in questo caso, ma per ammirarla.
Intervista di Viviana Bruno uscita sull'edizione cartacea de L’Edicola del Sud il 3 luglio 2023