La sanità rimane uno dei settori più esposti agli attacchi cyber. L’ha detto il Vice Direttore Generale, dott.ssa Nunzia Ciardi, intervenendo a Itasec, la conferenza sulla cybersicurezza in corso a Bari fino al 5 maggio. Dal 2021 al 2022, ha sottolineato "si è registrato un aumento del 138% degli attacchi a infrastrutture critiche. La sanità, settore molto delicato, è uno dei settori più colpiti. Negli ultimi mesi l'Agenzia ha lavorato a fianco degli ospedali di Milano e Alessandria, della Asl di La Spezia, presi di mira dagli hacker. Si tratta purtroppo - ha evidenziato - di un settore che sconta una mancanza di investimenti. Non c'è cultura per capire quanto sia importante investire per proteggere le nostre informazioni sensibili".
In generale “nel 2022 gli attacchi cyber risultano in forte crescita rispetto all'anno precedente (+60%) - ha detto - quelli importanti, ad infrastrutture critiche, sono aumentati dell'80%. Uno dei fenomeni più insidiosi è il ransomware: dal 2019 al 2022 oltre il 450% in più".
La crescita dell’esportazione italiana deve andare di pari passo con la crescita degli investimenti nel settore della cybersicurezza. “Da quello che ho letto c’è stata una crescita delle esportazioni dell'Italia, +43% in due anni - ha detto - Si tratta di 600 miliardi di euro, una fetta importante del Pil nazionale. Merito anche degli investimenti fatti sull’industria 4.0, sulla digitalizzazione delle imprese. Ma se questi sono gli effetti benefici della digitalizzazione, proporzionale deve essere l'impegno in cybersicurezza, perché ci sono anche tanti rischi". In Italia, ha ricordato il Vice Direttore, "ci sono 51 milioni di persone connesse, oltre 43 milioni sono gli utenti dei social. Lo sviluppo è stato esponenziale e questo ci ha reso più indifesi perché non abbiamo avuto il tempo di metabolizzare una cultura della protezione".
La dott.ssa Ciardi ha concluso rimarcando quanto sia "fondamentale la collaborazione tra tutte le istituzioni per contrastare il cybercrime, anche tra pubblico e privati. L'ecosistema è fragile, per limitare i rischi bisogna ricercare l'autonomia tecnologica e formare professionalità in questo campo".